
Questi piccoli aeromobili in pochi anni hanno conquistato migliaia di persone in tutto il mondo, ma tra la semplice passione ed il professionismo il passo è breve. La propensione dei droni ad adattarsi a diversi campi, infatti, può rappresentare un’opportunità professionale non da poco. Ma come diventare pilota drone professionista? L’enorme diffusione dei droni ha convinto l’ENAC ha regolamentare il volo di questi congegni attuando una sorta di rivoluzione che a breve diverrà legge. L’attestato che consente di diventare piloti APR avrà una validità di cinque anni, scaduti i quali sarà obbligatorio frequentare un corso di aggiornamento teorico. Al termine del corso d’aggiornamento sarà necessario sostenere anche un controllo di competenza di fronte ad un esaminatore abilitato APR. Dopo aver portato a termine almeno 36 missioni “non critiche”, sarà possibile effettuare richiesta per ottenere l’abilitazione per le operazioni “critiche”, che richiede la frequenza di un ulteriore corso della durata di 12 ore presso un centro di addestramento. Terminato il corso, presso lo stesso centro, ogni richiedente sarà chiamato a portare a termine con successo 24 voli da dieci minuti ciascuno più un esame finale.
Una licenza per ogni categoria di peso
ENAC ha confermato che per pilotare droni sotto i 300 grammi non occorrerà alcun attestato. Tuttavia, le cose si complicano quando si parla di droni più pesanti: in luogo della licenza unica che permetteva di condurre qualsiasi drone che non superasse i 25 kg di peso, verrà introdotta una categorizzazione effettuata in base al peso del congegno. Le categorie saranno così ripartite: droni molti leggeri (da 300 grammi fino a 4 Kg); leggeri (da 4 Kg a 25 Kg) e pesanti (25 Kg e oltre). Tale classificazione potrebbe apparire troppo rigida, ma insieme a questa novità c’è anche una buona notizia, ovvero la possibilità di pilotare qualsiasi drone appartenente alla categoria per cui si possiede la licenza. Si, avete sentito bene. Il vecchio ordinamento permetteva di guidare soltanto la macchina con la quale si era preso l’attestato e nessun altro drone, mentre d’ora in poi sarà possibile volare con qualsiasi congegno appartenente a ciascuna delle 3 classi. Inoltre, chi volesse aggiungere un’altra licenza al proprio carniere, non dovrà fare altro che portare a termine ulteriori 12 missioni della durata di 10 minuti ciascuna e superare l’esame finale.
La parte teorica
Il corso teorico che sta per essere introdotto nel regolamento avrà una durata complessiva di 15 ore, ovvero poco meno della metà rispetto al vecchio corso che prevedeva ben 33 ore di teoria. Le materie insegnate saranno queste: rudimenti di meteorologia, normativa aeronautica, circolazione aerea e uso del drone. Qualche giorno dovrebbe essere sufficiente per ottenere il proprio brevetto di pilota. ENAC, tuttavia, ridimensiona la possibilità di ricorrere ai corsi a distanza: con ogni probabilità verranno concesse soltanto 7 ore di corsi online a differenza che nel recente passato. Terminata la parte teorica ogni candidato sarà chiamato a sostenere un esame, costituito da un test recante un minimo di 24 domande a risposta multipla concernenti le materie affrontate. Questa prova potrà ritenersi superata soltanto qualora il candidato dovesse rispondere in maniera corretta ai 3/4 delle domande.
La prova pratica
La pratica consta di 30 missioni della durata di 10 minuti ciascuna. Terminate le missioni, il candidato dovrà superare l’esame finale sotto lo sguardo di un esaminatore. La novità più importante è il cosiddetto skill test, ovvero la prova di volo finale, che dovrebbe durare approssimativamente 10 minuti. Ogni candidato dovrà dimostrare di saper gestire una checklist prima del volo, quindi eseguire un volo con il GPS spento composto di tutte le sue fasi necessarie: decollo, 50 secondi di hoovering sul punto in cui è avvenuto il decollo, una manovra circolare compiuta intorno al punto di decollo, un’altra manovra che prevede un “8” e infine uno stallo con relativo recupero e l’atterraggio finale. Chi si intende di voli aerei si sarà accorto che ENAC ha preso spunto dai test previsti per i piloti di aereo. Infine, è importante sottolineare che commettere uno o più errori non vorrà dire necessariamente dover rifare l’intero esame, ma ciascun errore imporrà esclusivamente la ripetizione delle manovre sbagliate. L’unico vincolo è che tutte le sezioni dovranno essere completate entro un mese dalla data in cui ci si è sottoposti al primo test.
Gli step cui attenersi se si possiede già un attestato
Tutti coloro che hanno già conseguito un’abilitazione per pilotare droni dovranno sottoporsi nuovamente ai test previsti dall’ENAC e sostenere anche lo skill test finale. Tuttavia, ciò avverrà con modalità differenti in base alle varie situazioni. Chi è in possesso del solo attestato di frequenza relativo ad un corso teorico già frequentato in passato, dovrà sostenere un semplice aggiornamento, oltre al corso pratico e al relativo esame finale. Chi, invece, in passato ha già conseguito anche la parte pratica sarà chiamato a frequentare soltanto un corso di aggiornamento teorico.
- Posted by Matteo
- On 22 maggio 2017
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